La grazia di Gilgoff

di Zu Vincent traduzione a cura di Margherita Barbisio

Dopo anni di malattie dolorose e debilitanti Nancy Gilgoff è diventata un’americana pioniera dello Yoga Ashtanga Vinyasa. Dopo anni di malattie debilitanti l’Ashtanga Vinyasa ha trasformato la vita di Nancy Gilgoff.

Si dice che Nancy Gilgoff sia stata la prima donna americana a recarsi in India per studiare l’Ashtanga Yoga con Pattabhi Jois., certamente fa parte del terzetto che ha portato l’Ashtanga in America negli anni 1970. Da 27 anni si dedica all’insegnamento di questa tradizione accogliendo studenti da tutte le parti del mondo con il suo amore per questa disciplina. La Gilgoff sostiene di non avere mai pensato di divenire un insegnante di yoga, specialmente di un tipo di yoga che purifica attraverso il movimento e il calore, dove gli allievi impiegano anni per impadronirsi delle tecniche della prima e della seconda serie prima di essere pronti per il pranayama (controllo del respiro) e la meditazione. Andando in India verso i 25 anni la Gilgoff seguiva semplicemente il suo insegnante di yoga e fidanzato David Williams. Si era data alla pratica nel tentativo di curare una serie di problemi fisici.

La prima malattia la colpì quando era bambina. Allora amava andare a cavallo e ciò ha causato un continuo martellamento della sua spina dorsale per cui aveva di problemi cronici alla schiena. “Quando ero adolescente si notò che una vertebra era schiacciata in avanti” dice. Inoltre quando era bambina fu sottoposta a una cura odontoiatrica dove doveva tenere la bocca aperta in modo tanto difficile, da farla urlare di dolore, una tortura che lei pensa abbia contribuito ad aggravare i suoi problemi al collo. Più tardi, quando era una matricola all’università, incominciò a soffrire di forti emicranie che ritiene fossero causate dalla pillola anticoncezionale, che all'epoca era una novità. Soffrì allora di dolori tanto forti alla mascella che non riusciva ad aprire la bocca anche per un giorno intero. “Forse i miei amici non se ne sono accorti perché cercai di non farlo vedere” dice la Gilgoff, “ma divenivo sempre più debole: avevo mestruazioni che duravano 10 giorni. Dormivo dodici ore al giorno e per due anni dipesi da una medicina il Darvon, perché era la sola cosa che dava sollievo al mio mal di testa. Non sapevo più cosa fare.” I suoi dolori erano tanto forti che i dottori suggerirono di intervenire chirurgicamente per paralizzare delle zone del cervello, allo scopo di eliminare il dolore. Ma la Gilgoff non era dell’idea.

Aveva visto una sua amica sottoporsi a trattamenti ospedalieri per un tumore, e l’idea di un’operazione la spaventava. "Ero consapevole che non volevo finire in quello stato,”dice, “perciò incominciai a guardarmi attorno e feci il primo passo per iniziare un tipo di vita diverso.” Quando la Gilgoff, a 24 anni terminò l’università, era già divenuta vegetariana e poco dopo avere iniziato a praticare yoga, sotto la guida di Williams, la coppia decise di andare in India finendo presso l' Ashtanga Yoga Institute di Pattabhi Jois a Mysore. L’ Ashtanga avrebbe cambiato la sua vita. “Se oggi fossi viva senza l’aiuto dell’Ashtanga, la mia qualità di vita non sarebbe certo delle migliori, perché declinavo piuttosto rapidamente,” dice la Gilgoff. “La scienza medica voleva drogarmi o paralizzarmi perché non aveva altre soluzioni. Alla fine mi sarei uccisa.” Invece Pattabhi Jois la portò sulla via della guarigione. La Gilgoff ricorda la sua prima esperienza con il guru per l’estrema fiducia accordata a lui da parte sua e per la partecipazione compassionevole da parte di lui. “Fra di noi si stabilì un legame”, dice, “quando mi trascinava letteralmente attraverso i vinyasa perché ero troppo debole per farlo da sola”. A Mysore le fu permesso di praticare al piano terra, con i maschi indiani, invece che al primo piano con poche donne indiane. Per il primo mese Pattabhi Jois non le permise di eseguire gli asana da sola.

Essendo esperto di Ayurveda, Guruji le lesse il polso e prescrisse una dieta rinfrescante, vale a dire niente cipolle, aglio, formaggio o papaia e pochissimi agrumi. “Ho una predominanza di aria” spiega la Gilgoff. “Se mangio troppi cibi crudi, creo un eccesso di calore e mi sfinisco, perciò devo mangiare riso e altri cereali cotti.” Iniziò anche a bere latte di mandorle e a mangiare 10 mandorle al giorno. Dopo quattro mesi di dieta e di lezioni di Ashtanga due volte al giorno per sei giorni alla settimana, le emicranie erano praticamente scomparse. Quando era arrivata a Mysore, sebbene sapesse sedere in loto per le posizioni finali della prima serie dell’Ashtanga, non era in grado di sollevare il corpo dal pavimento neanche per un solo respiro. “”Ma quando me ne andai da Mysore ero in grado di farlo per 100 respiri” dice la Gilgoff. “Ero cambiato così tanto in poco tempo, e questo perché Guruji mi aveva dato tanto. Devo riconoscere che si prese cura dei miei mal di testa e che mi guarì. Naturalmente io ho fatto il lavoro, ma lui mi ha insegnato come. Mi ha dato gli strumenti.” Strumenti che la Gilgoff ritiene l’abbiano aiutata nei seguenti venti anni, mentre continuava a combattere con il mal di schiena e con una generale debolezza. Alla fine, dieci anni fa, ha superato i suoi problemi con una combinazione di yoga, medicina chiropratica e lavoro cranio-sacrale.

“Pattabhi Jois mi ha completamente cambiata”, dice, “anche se ci è voluto molto tempo per curare il problema originario. Quando a 40 anni andai da un chiropratico, mi disse che avrei dovuto essere molto più ammalata a causa di quella vertebra difettosa. Ma avevo regolato la mia dieta e le posture e il calore dell’Ashtanga mi avevano fatto andare avanti. Mi hanno dato forza.” Rinvigorita dopo il soggiorno in India, la Gilgoff ritornò negli Stati Uniti e inizio ad aiutare William che iniziava a insegnare nelle prime classi di Ashtanga a Encinitas in California, pur continuando la sua pratica giornaliera per mantenere vivo l’Ashtanga in sé. La coppia si spostò poi a Maui alle Hawaii, dove spesso insegnavano gratuitamente nel parco e quindi incominciarono a far sbocciare una piccola comunità di entusiasti dell’Ashtanga che ha dato poi luogo alla grande stirpe di Ashtangisti in America. “Nessuno di noi ha mai pensato che sarebbero cresciuti così tanto” dice la Gilgoff parlando di una pratica che anche i suoi stessi allievi definiscono estrema. Effettivamente ha trascorso molti anni difficili, vivendo anche in capanne o nelle macchine per portare avanti la sua determinazione a insegnare, ricordando sempre il consiglio di Pattabhi Jois che se avesse praticato e insegnato lo yoga avrebbe avuto grande ricompensa.

E così è stato fino ad oggi, poiché ha insegnato e studiato con alcuni dei nomi più famosi dello Yoga, compreso un anno con li “sadhu silenzioso” Baba Hari Dass. “Jois mi ha insegnato gli asana”, dice, “e penso che sia il migliore, ma Babaji attinge a una conoscenza universale.” Gilgoff ritiene che questa conoscenza dei Sutra, la meditazione e il pranayama abbiano notevolmente migliorato il suo insegnamento. E lei sta passando questa eredità nella sua House of Yoga and Zen di Maui, un rifugio di campagna che sovrasta Haleakala in un ambiente che, lei dice, l’ha aiutata a guarire. Il suo studio è nascosto in una fattoria di amici dove si coltivano pomodori, ma attira seguaci fedeli da tutto il mondo. Qui studenti vecchi e nuovi trovano una guida notevole. “L’Ashtanga è una pratica sul filo del rasoio, perché è una pratica molto fisica”, spiega Snookie Baker che pratica da 12 anni. “Eppure Nancy fa molta attenzione al grado di preparazione degli allievi e capisce le sottigliezze del corpo. Trasmette consapevolezza e quando mi si avvicina il mio corpo capisce cosa fare solo da come si inclina.” Gilgoff la definisce una specie di grazia, quella consapevolezza interiore che avvertì provenire dalla mano di Pattabhi Jois e che gli è stata trasmessa con anni di esercizio.

“E’ come se fosse avvenuta un’osmosi con Pattabhi Jois, lo avverto nelle mie mani quando lavoro con gli altri”, dice la Gilgoff. Ma mentre il guru lavora velocemente con un allievo, l’approccio della Guilgoff è lento e gentile, con un senso raffinato verso il singolo, basato non sull’età o sul genere, ma sul livello di energia. “Quando pongo la mano sull’osso sacro di un allievo”, spiega, “posso capire come si sposta l’energia. Se la persona trema significa che l’energia non scorre liberamente nel corpo.” A causa del le sue passate battaglie per conquistare la salute, la Gilgoff riconosce rapidamente i problemi simili negli altri. “A volte posso capire anche da lontano dove qualcuno ha dei blocchi,” dice. “La gente dice che metto la mano sul punto esatto, ma questo perché esso mi parla.”Le sue lezioni iniziano da seduti con un canto, mentre la Gilgoff valuta non solo l’energia che circola nell’ambiente, ma anche le varie energie degli allievi dalle loro posture. Quando iniziano i saluti al sole, si sposta toccando tutti quelli che lo vogliono nella posizione del cane che si distende per stabilire quella importante fiducia fra insegnante e allievo, e per avvertire anche l’energia di ognuno. Ciò che cerca in una posizione è ciò che lei definisce quel piccolo spiraglio di opportunità durante il quale può spostare gli allievi senza fare loro del male.

“Non cerco di fare nulla se non portare consapevolezza in una zona, risvegliarla, e farle liberare ciò che ha bisogno di liberare”, dice la Gilgoff. “Il corpo lo sa meglio di tutti e quando diamo fiducia al corpo, esso ci da la risposta giusta.” La Gilgoff non solo ha capito che il processo di guarigione è lungo, ha anche visto come immettersi senza esitazione nella pratica giornaliera dell’Ashtanga possa voler dire che non si è in grado di fare molto di più, compreso il lavoro a tempo pieno, anche se si è fisicamente a posto. Poi ci sono anche quei giorni, persino anni, in cui non riuscite semplicemente a eseguire una postura. Nel caso della Gilgoff, le sue anche, una volta agili, si sono rifiutate ostinatamente di farle portare il piede dietro la testa dopo il parto. A proposito della sua guarigione dice “Continuavo a migliorare, ma si deve lavorare strato dopo strato per guarire. Così mi ci è voluto molto tempo per arrivare al problema iniziale, perché l’energia incominciasse a scorrere fluidamente nel corpo, senza blocchi.” Finalmente ha raggiunto un’illimitata calma energia, sentendosi a 52 anni veramente meglio di come stava a 24, la Gilgoff ha capito che in effetti l’energia era sempre presente, soltanto lei non vi aveva accesso. “Ogni cosa ha bisogno di tempo per trovare la sua nuova locazione, ma vediamo dei barlumi per continuare.

Lo Yoga è un fatto di esperienza,” dice a proposito del suo viaggio, “e io capisco di più man mano che il mio corpo è in grado di capire di più. Per questo è assolutamente necessario che chi insegna pratichi, in modo da essere sensibile a questi cambiamenti.” “Curativa, nutritiva” è il termine che usano gli allievi della Gilgoff per definire la sua dedizione. Le piace insegnare quotidianamente, e osservare i notevoli cambiamenti che si verificano ogni giorno nei suoi allievi, anche dopo anni di lavoro insieme. La sua pratica è un fatto molto privato. Non ha mai fatto dei video con la sua pratica, né invita alcuno a guardarla dicendo semplicemente, “se voglio essere conosciuta per qualcosa è essere conosciuta come un’insegnante.” Sempre umile, si nasconde alle luci della ribalta e rifiuta di essere messa su un piedestallo. Eppure ha un grande punto di vantaggio se si osserva l’attuale boom dell’Ashtanga in Occidente. “Il fine di un corpo sano è quello di sviluppare una forza spirituale,” ci ricorda, “allora potete procedere con le pratiche più avanzate di pranayama e meditazione. Inoltre dovete sviluppare la compassione verso voi stessi e verso gli altri. Dovete portare in armonia la mente con il fatto che improvvisamente avete un corpo bello e forte, altrimenti finirete con avere un ego espanso.”

Per questo mette in guardia contro gli insegnanti inesperti, che possono arrecare danni non solo fisici, ma anche emozionali e spirituali ai loro allievi. La sua serietà in merito fa sì che insegni con moderazione ciò che lei chiama “l’intenso pranayma”di Pattabhi Jois. Per questo occorre essere abili nella prima e seconda serie e nel controllo del respiro che lei stessa dice di stare ancora esplorando. Nonostante queste precauzioni la Gilgoff ha molta speranza nella recente popolarità dell’Ashtanga. Le sembra che il senso di appartenere a una grande famiglia che è stato coltivato dal primo gruppo di Maui sia ancora ben vivo dell’attuale più ampia comunità dalla quale provengono molti dei più forti insegnanti di Ashtanga, Iyengar e Niniyoga. Un buon cambiamento, sostiene la Gilgoff, che dice che questo è un tempo nel quale non abbiamo il lusso di uscire per andare in una grotta a fare pratica. “Noi dobbiamo veramente uscire nel mondo”, dice, “per aiutare la gente e il mondo a guarire.” Forse questo è il prossimo passo per la stessa Gilgoff, in una vita dove lo yoga le ha sempre "fatto un cenno" con un dito per portarla ad avanzare. “E’stato tutto un dono,” dice. “Ogni giorno è dove sono in quel giorno, e faccio come meglio posso. Mi immagino che arrivo e distendo il mio tappetino e alzo le braccia e con quel primo respiro sono libera.”


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