
Sri K Pattabhi Jois Public Talks on Ashtanga Yoga – France 1991, written by Guy
Samedi/Saturday 24.8.91Guruji: Every asana you take one by one. That is good method. That isreal method. You don’t do asana without vinyasa. You don’t asana. Why?
Without vinyasa you don’t do asana. Why? One part (of body) you bending – you can understand? For example, paschimottanasana, Ardha baddha padma paschimottanasana, you doing one leg, bend one leg, and take back your foot. How long? Long time. After little (restricted) blood circulation, every joint stopping. After again take up, jump back again, next posture, next leg you put it. After your jumping time, tight your whole body, don’t loose, tight it (for vinyasa, the body should be engaged, not relaxed). After blood circulation automatically is going (moving). That pain quickly is going.
di Zu Vincent traduzione a cura di Margherita Barbisio
Dopo anni di malattie dolorose e debilitanti Nancy Gilgoff è diventata un’americana pioniera dello Yoga Ashtanga Vinyasa. Dopo anni di malattie debilitanti l’Ashtanga Vinyasa ha trasformato la vita di Nancy Gilgoff.
Si dice che Nancy Gilgoff sia stata la prima donna americana a recarsi in India per studiare l’Ashtanga Yoga con Pattabhi Jois., certamente fa parte del terzetto che ha portato l’Ashtanga in America negli anni 1970. Da 27 anni si dedica all’insegnamento di questa tradizione accogliendo studenti da tutte le parti del mondo con il suo amore per questa disciplina. La Gilgoff sostiene di non avere mai pensato di divenire un insegnante di yoga, specialmente di un tipo di yoga che purifica attraverso il movimento e il calore, dove gli allievi impiegano anni per impadronirsi delle tecniche della prima e della seconda serie prima di essere pronti per il pranayama (controllo del respiro) e la meditazione. Andando in India verso i 25 anni la Gilgoff seguiva semplicemente il suo insegnante di yoga e fidanzato David Williams. Si era data alla pratica nel tentativo di curare una serie di problemi fisici.
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by Tim Noworyta
Exploring the Essence of Ashtanga Yoga with Richard Freeman
For many beginners as well as some more "advanced" practitioners hatha yoga seems largely a matter of muscling the body into specific shapes to attain various mental and physical benefits. This might seem especially so in Ashtanga vinyasa yoga, which requires not only strength and flexibility but also agility and endurance. If this were all there was to yoga, the measure of success would be the number and difficulty of the poses you could do. A second series Ashtanga adept would therefore be superior to someone who could only do the primary series, and a person who could do lotus would be a more accomplished yogi than someone who could only sit cross-legged on a block. But for Richard Freeman, the essence of hatha yoga including Ashtanga has little to do with external form or "level" of practice. It has even less to do with contorting the body into increasingly difficult positions. Instead, it's primarily a matter of releasing, letting go of thought and opening to life as it is, so you come to an Ah! The experience of profound understanding. "The first quality of yoga is delight" Richard says. "The measure of your practice should be that it feels good, not tortuous. And the more beginner you are, the more advanced you are, because the fundamentals are also where the advanced practice is. The best way to practice is not to practice, to not do anything. Instead, yoga involves looking in a way that releases the mind from its habit of naming, so you can just see and be nobody looking at nothing. Then the mind falls into the heart and you see things as they really are."
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Jois, Sri K. Pattabhi. Yoga Mala. New York: North Point Griffyn, Sally and Michaela Clarke. Ashtanga Yoga for Women. Berkeley: Ulysses Press, 2003. Traduzione di Giuliano Vecchiè
I suggerimenti sulla pratica riportati in questo articolo non sostituiscono assolutamente i consigli e le indicazioni del medico!
Queste direttive sono per la praticante esperta di Ashtanga Yoga con una gravidanza normale. Se pratichi da poco tempo l'Ashtanga Yoga, dovresti iscriverti ad un corso di yoga prenatale molto tranquillo o praticare sotto la stretta supervisione di un insegnante qualificato di Ashtanga Yoga che abbia esperienza di gravidanze. Le informazioni riportate in questo articolo sono basate principalmente sulla mia esperienza con la gravidanza; così, le indicazioni possono apparire in modo diverso sulla base di come esse si applicano a te. Ho anche incluso informazioni sulla gravidanza dal libro Yoga Mala di Sri K. Pattabhi Jois, che è il mio guru e che mi ha dato consigli dopo la mia prima gravidanza finita in un aborto. Seguendo il suo consiglio diretto, ho continuato la mia pratica in maniera più attenta e bilanciata e ho avuto una seconda gravidanza portata a termine con successo.
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Ashtanga Yoga e persone con disabilità intellettiva o relazionale di Giuliano Vecchiè
Ho incontrato 6 ragazzi veramente speciali. Sono venuti a praticare, nel nostro centro in via degli Orti, 44 a Bologna, gli allievi di Olga, uno dei soci fondatori dell’ Aybo, insegnante di Ashtanga yoga e mia allieva. Spesso mi diceva che le sarebbe piaciuto portare in una palestra normale i suoi ragazzi ai quali insegna Ashtanga Yoga presso il Centro per la gestione della disabilità intellettiva e/o relazionale, dove lavora, ma era titubante, riteneva che i ragazzi non fossero pronti a un passo così importante, e che avessero ancora bisogno di alcuni elementi che sono costanti nella loro pratica: la stanza dove abitualmente eseguono l’attività, il muro come punto di riferimento dietro ad ogni allievo e il fatto che non hanno mai praticato e né sono mai stati corretti da altri insegnanti.
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di Giuliano Vecchiè
Avere conosciuto Sri K. Pattabhi Jois è stato un grande onore ed una grande esperienza. Come si vede nel filmato qui riportato, Guruji ci ha accolti nel modo più semplice possibile rivelando di non essere stato mai colpito dal “complesso del vescovo”, cioè dal complesso del Guru.
L’ambiente dello yoga, almeno in Italia, è spesso pervaso da questa tendenza al “gurismo”, al credere di avere sempre un qualcosa da insegnare agli altri, di dovere sempre cambiare i comportamenti o le credenze degli allievi, verso i quali spesso ci si pone come veri e propri Maestri di vita. La tendenza alla critica verso gli altri stili di Yoga è un’altra di queste modalità comportamentali, secondo la quale il tuo stile di Yoga o il tuo Maestro di riferimento, è sempre meglio di tutti gli altri.
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